02 Lug Il percepito dell’opinione pubblica sulla cooperazione sociale
La definizione “cooperativa sociale” è composta da due lemmi, due elementi che allo stato attuale sembrano disporsi nell’immaginario collettivo su piani piuttosto distanti.
Nel binomio si potrebbe considerare “cooperativa” l’hardware, ovvero la struttura, e “sociale” il software, la funzione.
Negli ultimi anni, i dati ci hanno segnalato una crescente incrinatura dell’immagine del sistema imprenditoriale cooperativo.
Il principio fondante della mutualità e della sovranità dei soci appare intaccato, anche a causa di vicende italiane più o meno recenti. Il mondo cooperativo soffre una crisi significativa perché vengono meno alcuni principi fondativi dell’hardware, del concetto stesso di impresa cooperativa.
Viceversa si registra un alone di conoscenza molto articolato ed ampio riconoscimento della valenza del soggetto cooperativa sociale; quasi 38 milioni di cittadini sanno indicare più settori di attività della cooperazione sociale. Precisamente, in media ne citano quattro, in primis i servizi legati all’accoglienza degli immigrati, rifugiati, richiedenti asili – dato prevedibile considerata l’attenzione attuale sulla tematica- , l’assistenza ai disabili, i minori in situazioni di disagio, le persone malate, gli anziani e così via.
A fronte di aree di disagio nel percepito estese, gli italiani riconoscono la funzione della cooperativa sociale, più che la forma giuridica.
Se è ampio il riconoscimento della molteplicità dei campi in cui opera la cooperazione sociale, è un parte, pari al 22% degli italiani, che dichiara di aver usufruito dei servizi. Questo dato potrebbe essere forse inficiato da una quota di fruitori che pur usufruendone, non è informato sul soggetto erogatore dei servizi.
L’utilità della cooperazione sociale è diffusamente riconosciuta ma l’immagine nell’opinione pubblica è segnata da una certa genericità e per alcuni aspetti un po’ appannata.
E’ caratterizzata più positivamente per gli aspetti relativi al “software”, come l’utilità nel favorire l’inclusione di persone svantaggiate e la profonda conoscenza del territorio in cui operano, mentre lo è meno per aspetti relativi all’”hardware”, cioè alle caratteristiche di impresa, come l’efficienza, la competenza, l’economicità dei prezzi e soprattutto la capacità di innovazione, la caratteristica più debole nel profilo d’immagine dell’impresa cooperativa.
Certamente nel progettare un’ipotetica comunicazione a sostegno dell’immagine della cooperazione sociale, pensiamo sarebbe più efficace orientarsi sull’affermazione del WHY, la mission, la vision, le ragioni, il sentire, piuttosto che sul WHAT, che sembra già noto ai più e non aggiungerebbe valore al posizionamento.
E’ certamente, sempre pensando ad un consolidamento del posizionamento, andrebbe sfruttato un vantaggio che nel sistema imprenditoriale cooperativo ha esclusivamente la cooperazione sociale, ovvero il contatto diretto con il cittadino, con l’utente finale, rendendone pienamente consapevoli tutti i soci.